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Capitan Nerozzi si cimenta nell’hockey in carrozzina: «Analogie con il football»

Mestre, 27 settembre 2013 – Meglio con la mazza da hockey o con la palla ovale da football americano? Gli Islanders possono tirare un sospiro di sollievo dal momento che il buon Stefano Nerozzi ha chiaramente confermato la propria propensione per il secondo “attrezzo”…

Di sicuro però il nostro capitano blu-teal non si è tirato indietro potendo provare il brivido di sedere su una carrozzina elettrica da competizionetentando, invano, di segnare alla dodicenne Emma improvvisatasi portiere. Il simpatico siparietto ha coronato degnamente una bella serata di sport che il Panathlon Club di Mestre e la Polisportiva Terraglio hanno dedicato ai Black Lions Venezia, il team veneziano di wheelchair hockey (meglio noto come ho
ckey in carrozzina) che, dopo la splendida promozione dello scorso campionato, quest'anno (dal 27 ottobre) disputerà per la prima volta il torneo nazionale di A1 lanciando la sua sfida al titolo nazionale.

«Ho provato con tutte le mie forze a segnare, ma è stato impossibile! – commenta l’esperienza Stefano Nerozzi –. Era la seconda partita dei Black Lions cui assistevo e devo dire che già dalla prima volta mi aveva colpito molto. Ho avuto il piacere di confrontarmi con l’allenatore Saul sulle questioni tecniche perché, anche se sembrerà incredibile, ho visto alcune analogie con il football. Infatti solo alcuni giocatori possono utilizzare una mazza per colpire la pallina, di conseguenza gli altri giocano senza mai toccare la palla e facendo dei veri e propri blocchi.....insomma come i giocatori di linea d'attacco nel football, che sono il vero cuore della


Tutti gli ospiti della serata hanno potuto assistere a un’esibizione
dimostrativa della disciplina, con gli atleti dei Black Lions Venezia che hanno poi avuto modo di spiegare a tutti i presenti con quanta passione, impegno e voglia di vincere i 20 atleti delle due squadre vivano la loro avventura sportiva. Una disciplina al mondo dove non conta la forza fisica con ragazzi e ragazze uniti nella stessa squadra senza alcuna distinzione per categorie o età.squadra. Mi ha colpito poi l’abilità di condurre queste «belve».....11 km/h di velocità in spazi davvero ristretti. Saul mi spiegava appunto che, ad esempio, fa svolgere esercizi di agilità che permettono di ridurre praticamente a zero i contatti tra i giocatori.

Vi assicuro che sembra impossibile che non si tocchino mai. Ho visto dei blocchi eccezionali! Tutto molto bello perché questi ATLETI vengono trattati come tali, senza mascherare il tutto da quell’odiosa patina di buonismo che purtroppo a volte si vede. Questi ragazzi si allenano due volte a settimana, faranno trasferte a Torino e a Genova e sono un gruppo molto eterogeneo: uomini e donne di ogni età. Un lavoro duro per l’allenatore! Pensate cosa vuol dire far squadra».