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Riprendiamo dal sito www.lenaf.it l' intervista all'Head Coach Will Kreamer (si ringraziano Lorenzo Esposito e Giacomo Garbisa)

Buongiorno Coach, grazie per la disponibilità, complimenti per la carica di Head Coach con gli Islanders Venezia e bentornato in Italia! CLICCA QUI PER LA VERSIONE ORIGINALE IN INGLESE

Cosa si aspetta da questa esperienza?
«Credo sarà molto positiva, come lo fu quella a Milano con i Rhinos nel 2010. Il mio obiettivo è mettere a disposizione degli Islanders Venezia la mia esperienza, la formazione e l’organizzazione
di lavoro che ho appreso in 37 anni di carriera da coach nel football americano. Con queste basi vogliamo raggiungere i nostri obiettivi per la prossima stagione e migliorare partita dopo partita
per tutto l’arco del campionato. L’altra mia aspettativa è approfondire la conoscenza con gli italiani con cui vivrò a stretto contatto in questi mesi. Essendo stato in Italia diverse volte, abbraccio la vostra cultura e, come tutti gli americani, voglio imparare tutto il possibile sulle persone e luoghi con cui entrerò a contatto, perché questa sarà la mia nuova famiglia».

Come ha trovato la squadra, le strutture d’allenamento e l’organizzazione societaria?
«Prima di accettare l’incarico ho contattato l’ex coach Bill Hancock e lui mi ha garantito che i giocatori e dirigenti blu-teal sono il meglio che un allenatore possa chiedere. Posso assicurare che
è vero. I giocatori sono desiderosi di imparare e hanno accettato con grande disponibilità quello che stiamo facendo, che per gran parte è una novità assoluta. Sono bravi ragazzi e allenarli mi
sta dando molte soddisfazioni. Ho la fortuna di avere al fianco un grande coaching staff, aperto ai cambiamenti che sono stati apportati nelle tecniche di lavoro con la squadra. Anche la dirigenza si è dimostrata aperta. Voglio ringraziarli pubblicamente per aver avuto fiducia in me. Tutte le notizie che mi erano state riferite prima della firma si sono rivelate vere. Ci confrontiamo tutti i giorni, la dirigenza sostiene il mio lavoro e mi mette nelle migliori condizioni possibili per lavorare. Non mi fanno mancare nulla. E’ davvero un grande gruppo di lavoro».

Cosa vorrebbe trasmettere ai suoi nuovi giocatori?
«Ci confrontiamo sapendo che dobbiamo lavorare duro in ogni allenamento e cercare di migliorare seduta dopo seduta. Siamo aperti a nuove idee e soprattutto stiamo diventando un grande gruppo. Una grande squadra è composta da grandi compagni che possono contare l’uno sull’altro e si aiutano a vicenda nel momento del bisogno. Inoltre voglio che i miei giocatori giochino provando e trasmettendo emozioni. Il football è uno sport che non potrà mai essere praticato senza attitudine al sacrificio o con un atteggiamento “rilassato”. I giocatori devono essere entusiasti di
giocare e farlo quasi con frenesia, amare il contatto e la competizione ad alto livello assieme a un gruppo di ragazzi che andranno in “guerra” con loro. Questo è il football».

Come stanno andando gli allenamenti e su quali aspetti vi concentrate?

«Stiamo lavorando molto bene, abbiamo fatto molti progressi in tutte e tre i reparti di gioco e in ogni seduta cerchiamo di fare sempre qualcosa in più e meglio. Dopo due settimane di lavoro
abbiamo raggiunto un livello che ci ha portato a fermarci per analizzare quanto fatto, capire dove siamo migliorati ma soprattutto dove dobbiamo ancora crescere. Dopo questo confronto ho cambiato drasticamente il programma d’allenamento. Abbiamo accorciato alcune sezioni di lavoro e ne abbiamo aggiunte di nuove. Penso ad esempio alla divisione del lavoro individuale in attacco/difesa, all’introduzione di una sezione di “insegnamento” dove spiegare le novità e lavorare in maniera più specifica in certe situazioni di gioco, come ad esempio i giochi di corsa contro la nostra difesa durante il 7vs7. Molti cambiamenti, ma finora procede tutto al meglio».

Quali sono le principali differenze tra il football in USA e in Italia?
«Posso parlare del livello che ho trovato a Venezia, in primis del fatto che gli Islanders giocano per l’amore e la passione verso questo sport, che sacrifichino il loro tempo libero, magari dopo ore di lavoro o studio. Questa è la grande differenza, visto che i giocatori americani a livello universitario ottengono borse di studio giocando a football e possono concentrarsi esclusivamente
sullo sport. In Italia questo impegno deve venire dal “cuore” e non perché qualcuno ti obbliga a presentarti al campo. A volte può essere un problema, perché magari qualcuno è costretto a saltare delle sedute. La ragione per cui amo allenare in Italia è perché si gioca per un solo motivo: l’amore. Molte volte, negli Stati Uniti, i giocatori più giovani giocano per svariati motivi, magari
perché lo facevano i padri o i fratelli e si sentono in dovere di seguirne le orme. Qui non accade. Questi giocatori sono guerrieri con un cuore grande e sono orgoglioso di allenarli. Ancora oggi
sono in contatto coi giocatori allenati a Milano nel 2010 e provo affetto per loro».

Che consiglio si sente di dare a tutti i giocatori di football italiani?
«Di non perdere mai la passione per il gioco e lo sport. Non si può giocare a football in nessun altro modo, chiedetelo a Ray Lewis. Inoltre vorrei consigliare a tutti i giocatori le stesse cose che dico qui a Venezia: lavorare sodo e provare a migliorarsi giorno dopo giorno, essere sempre aperti a nuove idee, strategie e programmi. Siamo tutti studenti per tutta la vita e il football, in qualche modo, cambia continuamente».

C’è qualcos’altro che vorrebbe dire a chi segue il campionato LENAF?
«Non vedo l’ora di iniziare una stagione che sarà sicuramente grandiosa non solo qui a Venezia con gli Islanders ma per tutte le squadre, gli allenatori e i giocatori del LENAF. In bocca al lupo a
tutti!».

Grazie ancora per la disponibilità Coach, e in bocca al lupo per il Campionato LeNAF 2013!

Lorenzo Esposito
Ufficio Stampa LeNAF