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Questa settimana una lunga intervista con coach Piero Cabianca, nello staff difensivo Islanders

Ciao Coach e grazie per essere qui con noi. Allora.. la prima domanda..Sei entrato a far parte del coaching staff  blue-teal nel  2010...cosa è cambiato ad oggi di più in questa squadra?

Fin dalla nascita della new wave degli Islanders, negli anni in cui non potevo allenare, ho seguito , naturalmente, la squadra,  prima come tifoso, poi come fotografo, ed infine come aiuto allenatore e poi coordinatore.Quello che mi ha colpito fin da  subito nel gruppo era la voglia di star insieme, di divertirsi e di “esserci”.I risultati fin da subito son stati confortanti e fin dalle  prime uscite la squadra era più ordinata ed organizzata di altre con storia e composizione simile: perciò un ‘ottima  impressione.La finale del CIF9, e poi i playoff di LENAF degli ultimi due anni hanno messo in luce che si possono fare dei buoni  risultati, ma per l’eccellenza serve un salto di qualità. E, visto che le potenzialità ci sono, miriamo a risultati importanti.Per far  questo abbiamo aggiustato la rotta e, con molta fatica, cominciato un percorso di consapevolezza e preparazione.Con tutte le  difficoltà del caso questo è quello che è cambiato.Non giochiamo più per “scendere in campo” per vedere come va e cercar di  vincere, ma per vincere e raggiungere dei risultati.La differenza sembre piccola ma è enorme! Perchè si ha tutto da perdere.  Ma per lasciare un segno nello sport che pratichiamo è fondamentale, e le persone disposte a far questo sono MOLTE meno,  così non siamo più un’allegra armata Brancaleone che va in giro per divertirsi, ma stiamo diventando una squadra, degli sportivi, con impegni e risultati da perseguire. Certo, quando si riesce a raggiungere i risultati, poi , ci si diverte molto! Se mi passate la metafora della farfalla, in questo momento siamo un bel bruco che sta facendo il bozzolo!

Quali saranno le novità negli allenamenti in vista del prossimo campionato?

Le novità sono già arrivate. Il nuovo programma sportivo è molto corposo; ogni allenatore ha lavorato per creare un metodo di livello, basato sulla base dei sistemi i high scholl e college americani. E’ vero che il tempo non basta mai, che si vorrebbe lavorare sempre con un numero elevato di giocatori, ma , in realtà, stiamo facendo i primi passi di questo percorso, che sarà lungo ed irto di difficoltà. Ma se proseguito porterà tutti noi ad un’enorme crescita, e molti dei giocatori già attualmente in squadra, a scrivere delle pagine importanti, se non fondamentali, per questo sport, minore solo dal punto di vista economico. L’arrivo di un coach stranierp fa parte di questo percorso, cominciato con allenatori Italiani e proseguito l’anno scorso con Bill Hanckoch. Il percorso inizierà a Gennaio,  rappresenta un’investimento chiave in quest’ottica. Un allenatore di  alto profilo può portare novità, tecnica ed esperienza diretta di College  a Venezia. Siamo tutti entusiasti, e già dai contatti tenuti in questi mesi, il lavoro da fare sarà tanto ma fondamentale.

Parliamo di LENAF 2013: al via ci saranno 25 squadre. Che tipo di campionato ti aspetti da parte degli ISLANDERS?

Non siamo più rookies. I nostri giovani han già fatto almeno 3 campionati, i vecchi 5 o 6. Certo, gli innesti di nuove leve saranno fondamentali, ma nella sostanza la “nuova squadra” nel bene e nel male è formata. Abbiamo sempre meno “SENATORI”, ma è quello che vogliamo! Noi lavoriamo per presente e futuro, anche se siam legatissimi al (nostro) passato. Il campionato non sarà facile. Diverse squadra ai nastri di partenza si son rinforzate, ed anche i loro giovani crescono, come il campionato U21 dimostra. Anche le nuove squadre inserite nel campionato non vorranno essere, e non saranno, delle cenerentole. E poi ricordiamoci anche i risultati dell’anno scorso, sul filo del rasoio. Basta poco per sbagliare e portar a casa una sconfitta invece che una vittoria!

Quali saranno, secondo te, le squadre da temere?

Certo, dipende da come saranno formati i gironi. Vicino a noi ci sono le nostre acerrime nemiche-amiche, capaci sempre di impensierirci quando non giochiamo concentrati e dando il massimo. Delle squadre più lontane chi dimentica Giaguari e Guelfi? Poi ci sono le Romane, i Lions ed i Titans, che mi hanno impressionato molto lo scorso anno... ma perchè, i Bobcats non fanno un bel football?

Facciamo un passo indietro: cosa ti rammarica di più delle sconfitte dello scorso anno?

Ho delle immagini fisse nella memoria, delle azioni che avrei voluto gestire diversamente. Ma in generale sono rammaricato di non esser riuscito ad infondere a molti dei nostri giocatori la consapevolezza che potevano fare molto meglio, lì ed in quel momento! So che acquisteranno quella consapevolezza col tempo, ma gli allenatori servono proprio per precorrere le tappe. A Palermo eravamo a pochissimo dal portar a casa la partita, nonostante fossimo scesi in condizioni MOLTO difficili, ma per me quella era una partita da vincere. Altra storia sono Giaguari e Guelfi. Posto che non si deve mai partir sconfitti, ed io lo so bene, avendo vinto partite contro avversari inarrivabili sulla carta ed avendo perso con piccole squadre prese sottogamba; però Giaguari e Guelfi, dicevo, fan parte di quel gruppo di squadre alle quali noi dobbiamo tendere, per preparazione, gioco e tenacia. Non sono squadre che si son inventate ieri: lavorano da anni molto bene per ottenere quei risultati ai quali tutti tendiamo, e neanche loro ogni anno riescono a farli; ma è un piacere vederli giocare, anche quando sei incazzato nero perchè ti stan sovrastando. L’esperienza mi ha insegnato che oggi son loro che fan scuola, domani, se noi siam seri, toccherà a noi!

Hai giocato per moltissimi anni e poi allenato..come è cambiato il football in Italia secondo te?

Che dire? Ho sempre odiato chi diceva : “ai miei tempi...” eppure lo dico spesso, specie coi “veci”.Ma per me l’importante è chi sta giocando, adesso e qui. Il resto son parole al vento. E poi la “bestia” per me è la stessa. Bisogna solo saperla tirar fuori! Molti ragazzi che vengono a giocar oggi non sanno neanche tirar uno schiaffone... o prenderlo! Ma mi pare che oggi il gioco sia più bello, meno rude e scomposto, più intelligente. Noi abbiam passato anni a non saper cosa stessimo facendo in realtà. Oggi c’è molta più consapevolezza del gioco; è più difficile per chi allena, perchè c’è anche più polemica ed è molto diverso gestire i giocatori. Il pugno di ferro non porta sempre i risultati sperati. Ma lo sport moderno, in generale, deve confrontarsi con questi temi. L’ideale sarebbe l’equilibrio fra le cose, ed è quello che cerchiamo. Infine son contento del fatto che le squadre stan aumentando di nuovo, io ho cominciato a giocare alla fine degli anni ottanta, quando cominciava il lento declino del nostro sport dopo i fasti dei primi 8os. Oggi la ripresa si sta consolidando, ed è bello rivedere campionati con decine di nomi! Più avversari, più gloria, se mi passate l’adattamento dell’adagio latino...

Come prepari una partita?

Dunque... il lavoro che stiam facendo è sempre più approfondito: video, statistiche, telefonate ad amici ed ex compagni che han visto con i propri occhi... anche foto. Tutto serve. Personalmente non avrei remore a condividere schemi e altro con le altre squadre, quando la cosa è volta alla crescita comune. Comunque quando ho un’idea il più precisa possibile sull’avversario, metto giù la mia difesa. A volte ho successo, altre no. Devo dire che noi dedichiamo molto tempo a prepararci sull’avversario e sui suoi giochi, e poi molte volte ciò che abbiam fatto viene smentito sul campo. Ma alla fine è sempre valida la regola che nel football americano si tratta di placcare e bloccare; e, alle volte, facendo questo già si fa molto. Ma il football americano è anche molto complesso, e saper curare i particolari ruolo per ruolo , alla fine fa la differenza. Ora sto già riguardando le partite dell’anno scorso per lavorare sulle nostre lacune, poi analizzeremo le amichevoli del nuovo anno e, durante il campionato, le partite già giocate: semplice no?

Chiudiamo e ti ringraziamo con il solito finale:  dimmi un giocatore importante con cui hai giocato ed uno importante che hai allenato

Che dire, non è per niente facile. In vent’anni ho giocato ed allenato in una decina di compagini: serie B, serie A2, serie A1, football arena, CIF9, five man...flag football.. quante persone, quante storie, quanti giocatori. Molti giocatori importanti per me sono ancora nello staff degli Islanders, altri li ho persi di vista anche se li risento sempre volentieri. Ho giocato col “Ferro” di Bologna, con GP, con Fava..Piva, Panzani, Drubo... Matovani, il Lendro, Poldo di Ferrara, “Caino” di Vicenza, Roberto Messina e Federico Castellani QB veronese finito ai Lions come Tizziano Tassan; come avversario Reggie Green dei Giants Bolzano, un fenomeno... tra quelli che ho allenato, molti sono di Padova, e sono anche amici: Cioccolato, Zecca, Borga, Samoa...Paolone Zorzi!  Ma mi è rimasto impresso Thomas Nones,di Bolzano, un giocatore dal potenziale enorme! E poi il nostro famoso Lele Pascali, il giocatore più forte, telentuoso e fisicamente dotato che abbia mai incontrato...un’americano nato in Italia!